Torremezzo di Falconara Albanese

L’immensità del mare, la tranquillità del luogo e la cultura arbëreshë nel centro storico

L’Antico Casale Del Buono è situato a Torremezzo, frazione marina di Falconara Albanese, caratterizzata da un’ampia spiaggia di sabbia lunga circa 3 km dalla quale si intravede la catena dei Monti dell’Orsomarso. È bagnata dal Mar Tirreno che stupisce per la limpidezza e per i suoi colori mutevoli: dal blu oltremare, al turchese cristallino, al verde smeraldo e tendente al rosa durante il tramonto, momento in cui è quasi onnipresente la vista dello Stromboli con il suo pennacchio fumante.
Adornata da palme, la spiaggia è in gran parte libera e in parte attrezzata di stabilimenti balneari. Grazie agli estesi spazi, Torremezzo, si contraddistingue per la presenza di oleandri, pini marittimi, palme e ulivi. Con le sue piccole attività commerciali ed alcune aree polisportive e ludiche, Torremezzo non è solo una località, ma è uno stile di vita. Significa immergersi nella cultura semplice dei pochi abitanti del luogo, gustare prodotti genuini proposti in estate dai contadini ambulanti o partecipare il lunedì pomeriggio al mercatino locale, vivere spensierati, tranquilli e in libertà, praticare sport e respirare aria pura.

A circa 6 Km dall’Antico Casale Del Buono sorge il piccino centro storico di Falconara Albanese, unico paese della costa tirrenica di matrice balcanica. Percorrendo una salita panoramica con vista mare, tra natura incontaminata e gole profonde decine di metri si può scoprire la cultura arbëreshë. Fondata intorno al 1500 dai profughi albanesi in fuga dai turchi, Falconara conserva intatta la lingua, il rito religioso greco ortodosso, i canti popolari, le feste e i vestiti tradizionali da poter ammirare durante alcuni eventi e nel museo etnografico. Simile ad un presepio, si caratterizza per la forma urbanistica circolare tipica orientale con i suoi rioni formati dai “gjitonie” (vicinati) e per le modeste abitazioni con i ballatoi. In un’atmosfera magico popolare, tra chiesette, dedali di viuzze, fontane e piccole piazzette, domina il Castelluccio, un gigantesco masso monolitico, avvolto da felci, su la cui sommità è fissata una croce raggiungibile da una rampa di 126 gradini di pietra in cui si scorge il fascino del borgo incastonato tra le sue alture e all’orizzonte la vastità del mare. I piatti tipici della tradizione contadina sono: i fusilli alla zingara, il pane fatto in casa, i salumi, i formaggi e l’esclusivo vino aromatico di uva fragola.

Cosa visitare

Dalla semplicità della denominata Costa dei Borghi Antichi nasce la meraviglia, una destinazione per tutto l’anno che racchiude variegati scenari. Non pensate alla classica meta turistica d’elezione affollata, ma immaginate qualcosa di diverso, di anacronistico, un angolo di Calabria misconosciuto, tra monti e mare, che vi offre l’opportunità, in pochi chilometri, di godere di paesaggi naturalistici insoliti, dove predominano, arroccati, antichi paesini ricchi di tesori storici, con tradizioni, sapori e culture differenti. Scorci, fiumare, ruderi, castelli, luoghi mistici, semi-abbandonati o incantanti e tanto tanto mare…cartoline difficili da dimenticare. Niente di patinato, preconfezionato o commerciale, qui pulsa l’anima di una Calabria schietta e vera, marinara e contadina, dove ci si può perdersi per poi ritrovarsi.

Fiumefreddo: uno dei 100 borghi più belli d’Italia

Fiumefreddo Bruzio-eletto uno dei borghi più belli d’Italia e luogo di set cinematografici- si respira aria medievale e boccate d’arte per i palazzi gentilizi, per le antichissime chiese con dipinti di pregio e per il Castello della Valle, affrescato dall’artista siciliano Salvatore Fiume il quale scelse di vivere nel borgo. Il suo piccolo gioiello che valorizzò con sculture e opere. E poi ancora l’Abbazia di Fonte Laurato, fondata da Gioacchino da Fiore, e punti panoramici con vista mare dove poter gustare la frittata di patate senza uova, la “filiciata” (formaggio fresco avvolto da felci) e la granita di fichi.

Belmonte il paese dei vicoli e del pomodoro gigante

Belmonte, “u’ paisu di vichi” (il paese dei vicoli), conosciuto un tempo come l’antico giardino di Calabria, si viene catapultati, come l’ha definita una giornalista francese, in un’atmosfera fiabesca. Tra ripide salite e discese, giardini pensili, archi medievali, chiese, museo della civiltà contadina e residenze antiche, alcuni angoli ci restituiscono le due anime contrapposte di Galeazzo di Tarsia. Fu barone violento e prepotente di Belmonte e poeta petrarchista del ‘500, apprezzato da Foscolo e Leopardi i quali copiarono alcuni suoi versi. Il borgo fu noto per le scoperte di alcune tombe funerarie d’epoca romana, di un monolite fallico tra la natura selvaggia e per il “Belmonte Coin”, moneta d’oro coniata per ordine del Principe Pignatelli. A dominare tra mare e monti è il monumento tombale di Michele Bianchi (primo segretario del partito fascista). Un’ eccellenza è la gastronomia: il pomodoro gigante De.Co, i fichi dottati e il “Gammune”, un insaccato di suino nero, prodotto esclusivo del borgo di origine ottocentesche, oggi presidio Slow Food Italiano.

Amantea l’antico emirato arabo

Amantea, l’antica “Clampetia” fondata dai coloni greci, riedificata dai bizantini, per poi diventare capitale di emirato arabo ci si immerge in un mix di tracce storiche differenti. Abbarbicato su una roccia, il borgo è avvolto da un fascino vagamente decadente e colorato, un tuffo in un passato tra le rovine del Castello e del Convento di San Francesco d’Assisi, ad una stele araba, fino all’imponente Convento di San Bernardino che vanta opere del Cagini e del Bernini. Luogo particolare è la grotta naturale-un tempo attracco delle barche- sotto il centro storico, con un’area arenile tra i banani. Nota per le botteghe artigiane e per lo shopping, Amantea la domenica mattina si tinge di folklore con un antichissimo mercato ortofrutticolo. Le tipicità culinarie sono: “bucconotti” (dolci a forma di barca ripieni di cioccolato, di spezie e di ingredienti segreti), fichi secchi e “pitticelle” (frittelle di bianchetto).

Guardia Piemontese. La cultura occitana e le Terme Luigiane

Guardia Piemontese, borgo fondato dai rifugiati valdesi nel XII secolo, adagiato su una montagna, è il luogo della cultura occitana e di una delle pagine più tristi della storia. Tra casette in tufo e porte con lo spioncino – che serviva  ai frati domenicani per controllare se i valdesi, scampati alla strage, pregassero, dopo essere stati costretti a convertirsi al cattolicesimo- vicoli e piazze con la toponomastica occitana e piccole chiese, primeggia la Porta del Sangue, luogo in cui nel 1561 furono sterminate le famiglie valdesi su ordine dell’Inquisizione napoletana. A rendere più intensa ed esperienziale la storia e la cultura del luogo è il Museo delle tradizioni, il laboratorio tessile e una sala multimediale. Ma ciò che allieta la vista è il panorama da godere dalla Torre risalente all’anno 1000. Il fiore all’occhiello, sono le Terme Luigiane, classificate 1° Super a livello qualitativo. Le acque sono ipertermali solfuree salsobromoiodiche e raggiungono il più alto grado sofidrometrico d’Europa.

San Lucido, una terrazza sul mare

San Lucido, fondato dai monaci basiliani, con la terrazza a picco sul mare e i suoi punti panoramici ci si perde tra l’incanto dei colori della costa e tra l’odore della salsedine. Asserragliato su un pittoresco sperone di roccia, le abitazioni del borgo sono caratterizzate dal “gafiu” un balcone con arco che sormonta la porta d’ingresso. San Lucido, con i suoi stretti vicoli, le chiese, i ruderi del Castello, il museo del mare, è avvolto da storia, miti e leggende. La più nota è quella di Cilla– di cui si può ammirare la statua- che si gettò in mare per raggiungere il suo amato marinaio Tuturo che annegò. E poi, poco distante dal borgo, resti di una villa romana e il suggestivo rudere, raggiungibile solo a piedi, dell’Abbazia basiliana di Monte Persano. Le specialità sanlucidane sono: “u’ fragune” (pizza rustica farcita), gli spaghetti del pescatore, le cotolette di agnello con le olive verdi e cipolla e la tortiera di alici.

Paola, il borgo di San Francesco

A Paola, centro tra i più grandi del cosentino, si percorre un viaggio culturale-mistico sulla cristianità e sulle tracce di San Francesco, patrono della Calabria e della gente di mare. Un itinerario religioso, tra antiche chiese e il Santuario di San Francesco di Paola. Luogo ai piedi di una montagna, affacciato sul mare, in cui si respira pace e tranquillità. Interessanti sono la “Via dei Miracoli”, un affascinante cammino nella vita del Santo e le spoglie custodite nel Santuario in stile barocco e rinascimentale. Nel borgo non si può lasciarsi sfuggire la casa natale di San Francesco, il Duomo, le pittoresche fontane, le abitazioni, le piazze, il Complesso Monastico Agostiniano del 1145 e i ruderi del castello con elementi arabeggianti. Poco distante dal centro,sorgono l’antichissima chiesa ipogea bizantina di Sotterra– annoverata tra i cento beni più preziosi dell’umanità- e la Badia medievale di Santa Maria di Valle di Josaphat, che vide passare Riccardo Cuor di Leone nel suo viaggio in Terra Santa. Da assaporare: gli spaghetti con acciughe e mollica, la pasta patate e” vajanedde” (fagiolini), la “patta” (pane al sesamo di finocchi) e i maccheroni fatti in casa.

Fuscaldo, luogo di pescatori e di antichi mestieri

Fuscaldo, conosciuto come “Il Borgo di Pietra e dei 100 Portali” che profuma di mare, ci si disorienta tra gli stretti e ripidi vicoli, ammirando i portali litici, i campanili e gli archi cesellati un tempo dai maestri scalpellini fuscaldesi, noti in tutta la Calabria. Adagiato su uno sperone, in posizione panoramica, il borgo è costellato da palazzi medievali e rinascimentali e da chiese antiche che custodiscono dipinti del Pascaletti e di Bertè. Importanti sono il Convento di San Francesco di Paola, la casa natale di Donna Vienna, madre del santo, e la marineria. Di lunga tradizione, infatti, è la pesca, vale la pena gustare le pietanze preparate con le alici e il pesce azzurro a volte abbinati con il finocchietto o i broccoli e il dolce “Donna Vienna” da assaporare presso un artigiano del luogo.

Cleto e il Castello panoramico, tra natura e silenzio

Cleto- menzionato da Skyscanner come meta imperdibile– è un sali e scendi alla scoperta di un luogo a rischio spopolamento, in un’atmosfera magica tra le stradine silenziose, chiese e campanili che spuntano dai tetti, scale rocciose, abitazioni alcune delle quali diroccate, dove tutto intorno a far da padrona è la natura. Un borgo remoto, legato a miti e leggende, tra cui quella di Cleta, ancella di Enea, che durante la guerra di Troia, giunta dal mare di Calabria, fondò la città di Cleta. Immerso in una vallata di uliveti, qui la vita scorre lenta e ogni pietra ed edificio trasuda di storia, rappresentata in particolare dalla Chiesa della Consolazione con il suo pavimento a mosaico e dal Castello Normanno, avvolto da tanti misteri, dal quale ci si perde nell’immensità, per la vista mozzafiato fino al mare. Ancora oggi, si prepara la “Cialletta” (pane cotto nel forno a legna) condita con aglio, origano selvatico e olio. Un’eccellenza insieme al vino delle colline cletesi.

Cosenza, tra arte e modernità

Cosenza, conosciuta per la leggenda di Alarico, è definita l’Atene di Calabria. Città d’arte per eccellenza in Calabria, presenta uno dei centri storici più suggestivi d’Italia, tra rovine e splendore. Tra le principali attrazioni da visitare,  il Duomo, luogo in cui trovò sepoltura Enrico VII, le innumerevoli chiese, i palazzi gentilizi, il teatro A.Rendano e il Castello Svevo9 musei con una varietà non indifferente. Tra i tesori più noti, spiccano la stauroteca di Federico II, alcune sculture di Dalì, De Chirico e altri importanti artisti nel museo all’aperto Mab, le tele di Mattia Preti, i percorsi espositivi dall’età del ferro fino al Risorgimento, il Museo del Fumetto e il particolare museo multimediale. Cosenza è anche un polo commerciale, caratterizzata da vie per lo shopping. E’ un connubio tra arte e modernità, dai bocs art al Ponte di Calatrava il più alto d’Europa. Ma è anche gastronomia con diversi piatti tipici come la pasta “ara tijeddra” (con le patate), broccoli di rapa e salsiccia, fusilli, patate “mpacchiuse” (patate fritte con cipolla e funghi porcini), le tagliatelle ai ceci, e il vino di Donnici, decantato già in epoca romana da Plinio.

Come raggiungerci

In auto

Direzione Nord: A2 Autostrada del Mediterraneo, uscita Rende/Cosenza Nord, indicazioni per SS107 direzione Paola. Arrivati a Paola prendere la SS18 Tirrenia Inferiore direzione Sud.

Direzione Sud: A2 Autostrada del Mediterraneo, uscita Falerna, indicazioni per SS18 Tirrenia Inferiore direzione Nord.

In treno

Stazione Ferroviaria di Paola

In aereo

Aeroporto Internazionale di Lamezia Terme 50km. Visita il sito ufficiale.

Coordinate GPS: 39.2638837 – 16.0598592

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